Molti hanno imparato sulla propria pelle che educare i figli fosse praticare un compendio di continue richieste più o meno da imporre.

“Mettiti il berretto, stai composta, ascoltami quando ti parlo, non fare capricci, vai a dormire, non si fa, non sta bene, non prendere freddo, mangia tutto, fai il bravo, fai i compiti, prima il dovere poi il piacere, dai un bacio alla nonna, non dare dispiacere alla mamma, non disturbare il papà che è stanco, torna presto…

Quanti sono cresciuti con genitori che hanno saputo e creduto di prendersi cura dei figli facendo in realtà continue richieste affinchè crescessero educati e coscienziosi.

Quanti hanno imparato a fare il genitore così?

Certo le regole devono esistere, tanto quanto l’esempio concreto ma “educare” un bambino significa ricordarsi della sua principale necessità (al di là dei bisogni primari): sentirsi accolto, considerato, riconosciuto, ascoltato e constatare che il suo mondo emotivo desta l’attenzione amorevole di coloro che lui ama.