Quando si affronta una separazione si possono attraversare 5 fasi.

Il susseguirsi delle fasi non segue una regola rigida e può succedere che una o più fasi siano rivissute più volte.

Ma vediamole con ordine.

La prima fase è quella della negazione.Consiste nel rifiutare la realtà: tornerà, non può finire così, si accorgerà dello sbaglio che sta facendo, non può lasciarci in questo modo… Queste sono le frasi che ci ripetiamo.

Siamo sotto shock. In questa fase possiamo scegliere diversi meccanismi per sottrarci alla sofferenza. Per esempio ci si lascia frastornare da mille impegni o tagliamo i ponti con ciò che proviamo per rifugiarci in una sfera diversa da quella emozionale.

La seconda fase è quella della collera.

Si sente tutta la rabbia verso la persona che ci sta lasciando e che ci fa provare la sensazione di abbandono, di rifiuto o di umiliazione.

Oppure ce la prendiamo con la vita stessa, credendo di subire un’ingiustizia.

La terza fase è quella del patteggiamento.Siamo pronte a fare tutto ciò che può servire per evitare la perdita e l’abbandono. Siamo pronte anche a metterci in discussione, ad andare in terapia, a fare qualunque cosa per trattenere la persona amata, promettendole di cambiare qualsiasi cosa voglia.

La quarta fase è quella dello scoraggiamento.Siamo prese dalla depressione. Quando ci rendiamo conto che la nostra trattativa è stata vana e che, nonostante tutte le energie e l’impegno impiegato, ciò che volevamo evitare sta succedendo, sprofondiamo nello scoraggiamento. È in questa fase che spesso chiudiamo il nostro cuore all’amore. Ciò che cerchiamo di fare è di sopravvivere; la gioia di vivere a questo punto ci ha abbandonato e vediamo tutto nero. Il nostro mondo è completamente crollato.

L’ultima fase è quella dell’accettazione.

Quando riusciamo a mollare la presa siamo pronti ad accettare la realtà così com’è e iniziamo ad adattarci ad essa anziché accanirci per volerla cambiare.

Non è rassegnazione.

Mollare la presa può risultare molto difficile perché implica che si lascia andare ciò che rappresentava un nostro sogno, le nostre speranze, le nostre aspirazione più care e a volte persino ciò che era la nostra ragione, il nostro scopo di vita. Se la perdita di una persona cara fa precipitare in un profondo scoraggiamento in cui non abbiamo più voglia di vivere è perché molto spesso abbiamo imparato a vivere solo attraverso gli altri e non sappiamo più come fare a vivere per noi stessi.

Nella fase dell’accettazione, invece, si ricomincia a vivere per sé stessi. Si ricomincia a costruire la propria vita, integrando le lezioni, aprendo il proprio cuore e aprendoci a nuove possibilità di felicità.

A volte,ciò che abbiamo imparato con un compagno precedente,ci permette di vivere una relazione più soddisfacente con il partner successivo.

Per aprire il nostro cuore dovremmo assumerci il rischio di essere di nuovo delusi, feriti, respinti, abbandonati.

Non è facile correre questo rischio, ma è l’unica cosa che fa la differenza fra vivere e sopravvivere.