Vedo moltissimi genitori affannarsi ad offrire ai propri figli una moltitudine di stimoli e di opportunità.
L’ho fatto anche io a mio tempo.

Correre per dedicarsi ad attività volte a scovare talenti e passioni da far sviluppare loro, perché crescano per forza “eccellenti” in qualcosa.

In alcuni il desiderio va oltre.
Tentare di farli essere perfetti.
Ma agli occhi di chi?
Secondo quali canoni?
Per raggiungere quale obiettivo?

Una delle migliori cose che un genitore possa fare per suo figlio è quella di fermarsi e insegnargli ad ascoltarsi.
Ascoltarsi quando prova gioia e quella sensazione di estraneità dalla fatica e dal tempo che scorre.
Quando prova frustrazione e rabbia, anziché inibirla perché socialmente detestata.
Quando prova quella sensazione di solitudine e di non appartenenza.
Quando prova tenerezza ed empatia, che è tutt’altro che debolezza.

Solo scoprendo ciò che troverá ascoltandosi, nostro figlio imparerá chi è e cosa vuole.
È allora che metterá tutte le sue energie per diventare “grande” a modo suo.