Il loro corpo è un vero e proprio centralino di messaggi “muti” che partono in direzione delle persone che li circondano, le quali però non riescono a recepirli come messaggi ma come comportamenti che disturbano e che dunque bisogna limitare.
I capricci, per esempio, sono espressioni di un disagio, eppure non ci si ferma ad ascoltarli ma, infastiditi, si cerca di reprimerli il più velocemente possibile.
Anche i malesseri sono messaggi.
Le otiti, solo per fare un esempio, possono dire: “nessuno mi sta a sentire” ed esprimono la ferita del bambino che non si sente compreso dalle persone che lo circondano.