Molti genitori sono spaventati dalle emozioni dei loro figli, soprattutto da quelle difficili da gestire come la paura e il dolore.
E’ così che mandano messaggi che sembrano inoffensivi ma in realtà insegnano al bambino che non può fare affidamento su ciò che sente, su ciò che prova.
Il bambino rimane confuso e forse inizierà a non esprimere più le sue emozioni.
“Ho paura” dice il bambino. “Ma no, non ce n’è motivo” risponde il papà.
“Mi sono sbucciato il ginocchio, mi fa male” dice il bambino. “Ma no, non è niente” risponde la mamma.
La nonna viene a mancare, il bambino piange e la mamma dice “Ma non piangere, la nonna in cielo”.
E’ proprio l’accogliere la forte emozione del bambino che gli insegnerà a stare con quel determinato sentimento, a sopportarlo e a rendersi conto che si possono provare anche le emozioni negative senza esserne sopraffatti. Arrivano, si sentono e poi piano piano passano. Aiutandolo nell’accogliere il sentimento, anche se all’inizio brutto e difficile, gli insegneremo a non fuggire, ma a conoscersi e a trasformare magari nel tempo la sofferenza.

Altre volte, ai genitori viene spontaneo prendere la parola al posto dei propri figli quando viene posta loro una domanda da altre persone. Il bambino in questo modo può iniziare a sentire il non diritto ad esprimere il proprio pensiero o il proprio sentire, pensando che debba essere qualcun altro a farlo per lui, o peggio, non sentendosi legittimato nelle sue opinioni, nel suo manifestare se stesso.