Nell’immaginario più comune, quando si parla di donne che soffrono di dipendenze affettive, di donne che amano troppo, pensiamo a donne che, pur di tentare di colmare i vuoti d’amore che hanno dentro, sono disposte ad accettare qualsiasi situazione, qualsiasi comportamento intollerabile dall’uomo da cui sperano di ricevere attenzioni e da cui per nulla al mondo riescono o vogliono allontanarsi. Donne fragili che si sentono sole, smarrite. Donne vittime, che da bimbe non hanno ricevuto affetto, ascolto, attenzioni, protezione, incoraggiamento e che probabilmente sono state lasciate da sole di fronte a ciò che vivevano, di fronte ai loro bisogni e alle loro paure. Donne che hanno una profonda ferita di abbandono o di rifiuto. Donne che per sentirsi amate pagano un enorme prezzo: la loro dignità, il rispetto per sé stesse e la loro libertà. Spesso sono donne attirate nella trappola di uomini narcisi. Ne ho parlato in diversi articoli in questo blog.
Molto più raramente si punta l’attenzione su un aspetto particolare del comportamento di queste donne che amano troppo. Ovvero sulla possibilità che queste donne dipendenti diventino abili manipolatrici per non perdere la persona senza la quale si sentirebbero perse, come se non avessero più l’aria per respirare. Di questo aspetto, che le rende meno vittime agli occhi di chi le osserva, anzi ancor più responsabili della loro situazione si parla poco. Invece è una fra le dinamiche messe in atto su cui occorre lavorare molto senza perderla mai di vista.
La manipolazione può avvenire a più livelli. Poiché le dipendenti affettive hanno un’enorme paura di perdere l’amore di colui di cui hanno bisogno e dal quale temono di essere tradite, esercitano su di lui un controllo che può diventare veramente eccessivo, esasperante e invalidante nel quotidiano. Ci sono casi in cui per scongiurare il pericolo dell’allontanamento una donna che ama troppo diventa un’ abile manipolatrice cercando di rendere a sua volta dipendente il partner. Come? Cercando di renderlo insicuro, occupandosi lei di tutto, tenendo le redini di tutti gli aspetti pragmatici del vivere, facendolo sentire incapace in qualche modo e bisognoso a sua volta, iperproteggendolo, portandolo a condividere le sue idee in modo che dubiti o rinneghi le proprie, portandolo piano piano a condividere i suoi gusti, valorizzandolo all’eccesso finché sente di avere così tanto valore agli occhi della sua donna da non poterne più fare a meno. A volte vengono scelti partner deboli dal punto di vista finanziario e quindi bisognosi, nel tentativo di tenerseli vicini. A volte scelgono partner da salvare. Uomini con problemi, che vogliono uscire da situazioni difficili. Uomini che hanno sofferto a loro volta e che cercano di legare a sé curando le loro ferite. Uomini che hanno bisogno di aiuto per crescere in ambito lavorativo, che aiutano affinché riescano a raggiungere traguardi che da soli non sarebbero in grado di ottenere, sostenendoli in ogni modo. Uomini che hanno bisogno di aiuto per elevarsi dal punto di vista personale e sociale. Sono tutti modi sottili “per comprarsi l’amore” (cit.) perché si crede di fatto di non meritarlo, di non poterlo avere altrimenti.
In questi casi ci si può ritrovare di fronte a due persone dipendenti che nutrono a vicenda la propria dipendenza. All’esterno possono apparire coppia molto coesa. In realtà la loro vita è pregna di paure e sofferenze, di mancanza di autonomia affettiva e di indipendenza.
Se qualcosa di questi articoli che stai leggendo ti parla contattami. Possiamo lavorarci insieme. Con le chiavi della metamedicina e col coaching si possono fare grandi passi verso la propria autonomia affettiva e verso una felicità autentica. Molto produttivo, ai fini di raggiungere questa autonomia, è lavorare per esempio affinché si riesca ad integrare dentro di sé le polarità, le energie maschile e femminile maturi. Un tipo di lavoro che la metamedicina mi ha insegnato e che ritengo fondamentale e davvero efficace.