“ Mi sentivo così innamorata di lui. Era il mio primo pensiero quando mi svegliavo la mattina, l’ultimo prima di addormentarmi. Lui aveva un po’ di problemi e io ho cercato di aiutarlo in tutti i modi. Gli sono stata vicino più che ho potuto.
Facevamo tutto ciò che gli piaceva. Ho persino iniziato ad andare a camminare in montagna, che non è proprio nelle mie corde ma era la sua passione, pur di fargli sentire che io c’ero sempre per lui. Ho rinunciato a tanto… a tutto per lui. Ho sopportato il suo caratteraccio, i suoi malumori. E poi? Mi ha lasciato. Mi ha detto che lo soffocavo, che si sentiva invaso, che non gli lasciavo spazio. E ora mi sento persa.”
Molte storie di “Donne che amano troppo” iniziano così. Storie tristi, talvolta strazianti nel momento in cui accade che incontrino uomini narcisisti e manipolatori che le trasformano in vittime.
Le Donne che amano troppo sono donne per cui amare significa soffrire, annullarsi, vivere per l’altro, perdendo il controllo della propria vita e persino il proprio benessere emotivo e psicologico. Donne che, per lo più, cercano, tramite il partner, di colmare un vuoto immenso che le pervade, sperando di ricevere da lui il riconoscimento di quel valore che da sole non riescono a sentire. E non sentendolo cercano di dimostrarlo: si rendono utili, indispensabili per sentirsi meritevoli delle sue attenzioni e del suo “amore”, finendo col vivere per procura. Donne che nella coppia trovano l’unico scopo che dia senso alla loro esistenza. Temono la solitudine perché la vivono come una sorta di rifiuto e la associano a sentimenti di inadeguatezza e di mancanza e, per questo, farebbero di tutto pur di non ritrovarsi sole. Sono donne che si sentono incomplete e pensano che solo accanto ad un uomo, l’altra metà della mela, l’anima gemella, possano sentirsi felici.
Ma amare l’altro a spese della propria vita, a spese del rispetto per sé stesse, della propria autenticità e nei casi estremi della propria libertà e del proprio benessere psicofisico non è amore… è dipendenza.
In altrettante dinamiche di coppia si ritrovano, invece, donne “dipendenti affettive” diventate esse stesse abili manipolatrici che cercano di rendere a loro volta dipendenti i partner per non rischiare di perderli.
Come? Cercando di renderli insicuri, occupandosi di tutto, tenendo le redini di tutti gli aspetti pragmatici del vivere, facendoli sentire incapaci, portandoli a condividere le loro idee in modo che dubitino o rinneghino le proprie, oppure valorizzandoli all’eccesso fino al punto da far sentire loro di avere così tanto valore agli occhi delle loro donne da non poterne più fare a meno. E’ così che a volte vengono scelti partner deboli dal punto di vista finanziario e quindi bisognosi, uomini che hanno bisogno di aiuto per crescere in ambito lavorativo, che aiutano affinché riescano a raggiungere traguardi che da soli non sarebbero in grado di ottenere, sostenendoli in ogni modo. A volte scelgono partner da salvare: uomini con problemi, che vogliono uscire da situazioni difficili, uomini che hanno sofferto a loro volta e che cercano di legare a sé curando le loro ferite. Uomini che hanno bisogno di aiuto per elevarsi dal punto di vista personale e sociale. Sono tutti modi sottili “per comprarsi l’amore” perché si crede di fatto di non meritarlo, di non poterlo avere altrimenti.
In questi casi ci si può ritrovare di fronte a due persone dipendenti che nutrono a vicenda la propria dipendenza. All’esterno possono apparire coppie molto coese. In realtà la loro vita è pregna di paure, a volte di sofferenze, di mancanza di autonomia affettiva e di indipendenza. Sono le cosiddette “coppie nel bisogno” che si sono formate per soddisfare reciproci, e talvolta complementari, bisogni, da quelli più materiali a quelli più profondi come il bisogno di accudimento, di sicurezza affettiva, di riconoscimento, di stabilità, di protezione. Queste coppie possono funzionare anche tutta la vita, finché l’uno è strumento dell’altro per ricevere ciò di cui ha bisogno. Se uno dei due, però, si affranca da quei bisogni che non riusciva a soddisfare da solo, la coppia può scoppiare.
L’alchimia dell’amore è ben altro. L’amore incondizionato è quello libero dalle aspettative.
Per affrontare le dipendenze affettive occorre un serio ed impegnativo lavoro su di sé – per arrivare a sentire il proprio intrinseco valore, che è indipendente da ciò che si fa, da ciò che si ha, dalla professione che si svolge, da come si appare,
– per imparare ad amarsi, accettandosi e smettendo di percepirsi manchevoli o inadeguati e concedendosi di essere autentici nella propria unicità,
– per rinsaldare la propria autostima che favorisce comportamenti assertivi,
– per imparare a costruire la propria vita in autonomia, realizzando i propri talenti e il proprio daimon e soddisfacendo i propri bisogni e sogni.
Il partner giusto arriverà nel momento giusto, non per portarci la felicità ma per festeggiare insieme a noi la nostra e la sua felicità. Sarà quel partner a fianco del quale, e con il quale, i rispettivi talenti brilleranno, un partner col quale si potranno celebrare le rispettive autorealizzazioni e nel contempo un progetto di quel noi costituito oltre alle singole individualità. Un partner con cui sentirsi liberi ma uniti, autonomi ma ben amalgamati, stabili ma in evoluzione.