bolen-ledeedentroladonnaLe dee dentro la donna  è un libro di Jean Bolen, psichiatra americana, analista junghiana. Un percorso, in realtà di auto-coaching, fantastico, che io ho adorato, per comprendere sé stesse, capire quali archetipi di donne fanno parte della nostra personalità, per scegliere quale coltivare, quale tenere a bada per diventare le eroine della nostra esistenza. L’autrice racconta 7 archetipi nelle loro personalità di bambine/figlie nel rapporto coi loro genitori, di adolescenti, di donne mature nelle relazioni con gli uomini, con le donne, con il partner, con i figli e con sé stesse, di donne di mezza età e nella vecchiaia.  La Bolen racconta come possono evolvere ciascuno di questi archetipi, quali sono i loro punti di forza e le loro fragilità, i talenti da sviluppare e gli angoli da smussare o gli aspetti del carattere da arginare, come superare i loro limiti e quali le difficoltà psicologiche. Come si rapportano con la sessualità? Come vivono il matrimonio?

Ne risulta un validissimo strumento facilmente utilizzabile per agire il proprio cambiamento e per aiutare la propria evoluzione. Gli archetipi sono quelli personificati dalle dee Artemide, Atena, Estia, Era, Demetra, Persefone e Afrodite.

 

Io nella mia vita ho avuto un archetipo dominante per lunghissimo tempo. Quello di Persefone, con qualche piccola esplosione di Artemide nella prima infanzia (coraggiosa, maschiaccia, amante delle cause perse). Per poi, senza mai smettere di essere Persefone diventare a mia volta Demetra.  E’ stato attraverso Estia però che Persefone è cresciuta, ha abbracciato il cambiamento per lasciare pienamente spazio ad Artemide ed Afrodite.

Questo è stato il mio percorso di donna in rinascita visto da questo punto di vista.

Partiamo dall’inizio.

Come Persefone avevo un atteggiamento piuttosto passivo e condiscendente. Il mio desiderio era quello di vedermi riconoscere il mio valore da parte di una mamma Demetra che aveva vissuto il suo bisogno di “colei che si prende cura di tutti” in principio come figlia occupandosi dei suoi genitori e dei genitori di mio padre quando ero piccola. In quel periodo con me era più una madre normativa che amorevole, quasi ossessionata nel suo desiderio di rendermi docile alle sue regole, perfetto soldatino che non doveva dar problemi e che non doveva avere bisogni. Successivamente, finito il suo ruolo di figlia, ha avuto il bisogno di dedicarsi a me, oramai grande, impedendomi di tagliare il cordone ombelicale e lasciarmi volare libera. Ma siccome si è sempre in due a creare la relazione non posso non darmi la mia metà di responsabilità nel considerare la mia mancanza di volontà e di determinazione nel prendermi quella libertà che mi spettava di diritto e di cui sentivo la necessità. Ero incapace di prendermela perchè forte era il bisogno profondo di ricevere quelle amorevoli attenzioni che piccolina non sentivo di aver ricevuto e che avevano creato un vuoto. Un vuoto che nel mio inconscio significava non essere speciale, perciò non meritevole d’amore. Poiché non meritevole, l’amore per me poteva essere solo frutto di conquista. Per conquistarmelo facevo ciò che pensavo si aspettasse da me anche quando non era esplicitamente espresso. Servivamo l’una all’ altra nel tentativo di soddisfarci una necessità psicologica, con la conseguenza inevitabile di sentirci come in una gabbia che creava alternativamente rabbia nell’ una e frustrazione nell’ altra. Poiché centrata solo su come compiacere e su come gestire rabbia e frustrazione, la Persefone che era in me non sapeva chi fosse davvero, cosa desiderasse ed era inconsapevole dei suoi talenti. Facevo la brava ragazza, ignara di avere dei bisogni e incapace di prendere particolari iniziative. Lungo questo tempo la potenziale Artemide che c’era in me era invece molto sofferente e cercava di scuotermi da dentro. Ogni volta che faceva capolino però la Persefone ligia alle regole alimentava forti sensi di colpa.

L’arrivo dei figli è stata una valida giustificazione per liberarmi in parte, ma solo in parte, dal ruolo di Persefone abbracciando a mia volta quello di Demetra. In principio sono stata una Demetra amorevolissima per poi assumere caratteristiche che assomigliavano a quelle di una mamma Atena, attenta alla formazione dei suoi figli, intenta a riempirli di stimoli, pronta ad inorgogliosirsi qualora dimostravano la loro competitività, la loro capacità di eccellere, la loro vivacità intellettuale e la loro estroversione. Ma Persefone non ha mai mollato la presa troppo bisognosa della sua Demetra oramai depressa e sofferente. Nel momento in cui poi la vita mi ha tolto in contemporanea sia la madre che il marito da cui desideravo solo ciò che non ottenevo come figlia, sono andata in crisi. E’ qui che ho incontrato Estia. Il percorso di crescita personale iniziato per uscire dalla profonda crisi mi ha rivelato un buon talento all’introspezione, concentrata tutta sulla mia esperienza soggettiva interna. Sviluppare Estia è stato vincente per me. Ritrovare la mia parte divina, imparare ad ascoltarmi lasciando andare, distaccandomi da tutte quelle esteriorità che prima avevano molta importanza perchè facevano parte dell’immagine che avevo bisogno di costruire di me. L’ambizione aveva lasciato il posto al bisogno di rimanere connessa con la saggezza del mio mondo interiore. Questo mi ha permesso di scoprirmi, di conoscermi, di scegliermi per poi affermarmi. E’ stato così che Persefone finalmente è cresciuta per lasciare spazio ad una Afrodite che, trovando un nuovo compagno, ha saputo far esplodere la sua energia, la sua femminilità appassionata, creatrice, che tutto trasforma. Una donna appassionata della vita e di ogni forma di bellezza.  Ma non è sola Afrodite. Finalmente Artemide ha trovato felice il suo spazio nelle sue qualità di spirito indipendente, che non ha bisogno di approvazioni esterne, che crede nel suo valore per ciò che è e che fa, focalizzata sui suoi obiettivi che senza scoraggiarsi raggiunge. Un’ Artemide che si dedica alle donne, credendo in loro, sviluppando il valore della sorellanza e stringendo con loro rapporti di solidarietà. Da madre tendo, come Artemide, a favorire l’indipendenza dei miei figli, insegnando loro a bastare a sé stessi, diventando tuttavia feroce se necessita difenderli.  Consapevole di alcune caratteristiche negative di questo archetipo, cerco di stare attenta a rimanere concentrata per scegliere di tenerle a bada nel momento in cui, non rispettata da qualcuno all’esterno, mi verrebbe facile difendermi con ogni mezzo.

Credo di avervi dato un esempio di come questo percorso mi sia servito per aggiungere qualche tassello alla conoscenza di me stessa e dei copioni che ho vissuto nella mia vita.

Ritengo davvero valido questo libro tanto che mi capita spesso di proporlo alle mie clienti desiderose di un cambiamento quando sentono che una certa fase della loro vita è arrivata al capolinea. Una volta l’anno propongo un Workshop che è un percorso per imparare a conoscersi attraverso le Dee. Stay tuned dunque se siete interessate.