Chi sono i manipolatori affettivi patologici? Ora ve lo rivelo.
Ho ripreso in mano, per necessità di una mia cliente, un interessante libro di una terapista comportamentale sui manipolatori affettivi patologici, i cosiddetti vampiri relazionali.
L’autrice, Isabelle Nazare-Aga, dopo un gran lavoro come terapeuta è riuscita ad individuare e a classificare tutta una serie di caratteristiche, 30 per la precisione, attraverso le quali è possibile identificare tali personaggi. Ne servono 14 fra queste 30, secondo l’autrice, per essere in grado di dire di trovarci di fronte ad un manipolatore patologico. Possono essere partner o genitori, sia al maschile che al femminile.
E’ stato un libro illuminante per me. Ho potuto riconoscere un certo numero di queste caratteristiche in un paio di persone che ho conosciuto, per fortuna non così da vicino, nella mia vita. Riflettere su come spesso ci si possa trovare davanti a persone che ci manipolano in modo subdolo, ma preciso e senza che ce se ne possa accorgere, almeno all’ inizio, è importante. Per questo ho deciso di scrivere questo articolo per raccontare alcune di queste peculiarità e perché sia possibile aprire gli occhi più velocemente nell’ eventualità di un incontro ravvicinato con una persona così fatta.
Dicevo sopra “senza che ce se ne possa accorgere, almeno all’ inizio”. Sì, perché in principio i manipolatori possono essere anche molto accattivanti. Stupiscono per il loro carattere forte e per i loro interessi. Alle volte fanno credere di provenire da famiglie fantastiche, altre volte ci inducono a credere di essere state invece vittime di famiglie patologiche dalle quali si sono salvati grazie alla loro forza e determinazione. Ci possono stupire per le loro doti artistiche o per la loro intelligenza o le loro capacità sportive. Ci sembra di aver incontrato una persona straordinaria all’ inizio. Poi tutto cambia. Il primo passo del manipolatore o della manipolatrice è quello di creare piano piano un allontanamento fra la sua vittima e le persone a lei vicine che potrebbero invece essere per lui o lei un pericolo, perché potrebbero, essendo meno coinvolti, accorgersi delle sue macchinazioni. Crea il vuoto intorno alla sua vittima poco alla volta, criticando anche i suoi amici, contraddicendoli inesorabilmente, sminuendoli ai suoi occhi e raccomandandosi di non parlare dei loro eventuali problemi di coppia a chicchessia. Gli fa perdere in qualche modo i punti di riferimento che prima aveva. L’uomo manipolatore si assume il ruolo di colui che può soddisfare il bisogno economico della donna che può dunque lasciare il suo lavoro isolandosi però così sempre di più. Chi manipola è un egocentrico. Non tiene conto dei bisogni dell’altro o delle sue sofferenze anche se poi di fronte al mondo fa in modo di apparire come colui che prende le difese dei più deboli o delle sorti dell’umanità. Dice di detestare i conflitti e se non ottiene ciò che vuole fa la vittima (è bravissimo a far la vittima) e mette bronci infiniti. La sua tecnica è quella di sminuire l’altro per avere l’illusione di essere superiore. Per far questo alle volte critica in modo diretto, anche in pubblico, alle volte lo fa con ironia, altre con la presa in giro. E’ abile a capovolgere le situazioni a suo vantaggio e nelle proiezioni, ove rimprovera ciò che lui stesso fa o è. Talvolta la proiezione è così evidente da essere sconcertante. La sessualità è usata dal manipolatore maschio come mezzo di sottomissione, dalla donna come mezzo di punizione attraverso l’astinenza. E’ privo di senso etico anche se è capace di far credere di averne uno. Il manipolatore patologico nega l’evidenza. Se gli si rimprovera infedeltà giura che ama solo noi. Vuole avere il controllo della vita della sua preda, anche della sua mente. Se gli si fa notare una contraddizione, capovolge abilmente le carte e ci fa credere che siamo stati noi a fraintendere ciò che ha detto. Se invece intuisce di essere sul punto di essere lasciato prima cercherà di adulare per scampare il pericolo, poi sarà capace delle cose più ignobili per evitarlo o per vendicarsi, compreso usare i figli qualora ce ne siano.
Fra le 30 caratteristiche quelle che più mi hanno colpito sono:
- Colpevolizza in nome del legame familiare
- Mette in dubbio le competenze e le personalità degli altri
- Utilizza lusinghe per adulare
- Fa la parte della vittima e si lamenta degli altri che l’hanno fatto soffrire
- Rifugge dalle sue responsabilità riversandole sugli altri
- L’ultima parola deve essere sempre la sua
- Non sopporta le critiche e nega l’evidenza
- Predica il falso per sapere il vero. Deforma ed interpreta
- Fa minacce velate o ricatta apertamente
- Semina zizzania
- Mente
- E’ egocentrico
- I suoi discorsi sembrano logici e coerenti mentre i suoi comportamenti non lo sono
- Si riduce spesso all’ ultimo momento per chiedere o far fare qualcosa agli altri
- Non tiene conto dei diritti, desideri e bisogni altrui
- Produce uno stato di malessere coi suoi modi di fare
- E’ efficiente a perseguire i suoi fini ma a spese altrui
Occhi aperti allora. Impariamo ad osservare le contraddizioni fra parole e fatti e fidiamoci di ciò che osserviamo. E, se amiamo noi stessi, teniamoci alla larga dalle persone che hanno tendenze manipolatorie e che ci strumentalizzano annientandoci poco alla volta.