I terribili due sono una fase della crescita dei figli tanto complicata, quanto comune. Una fase che va compresa e affrontata delicatamente.

 

I bambini fra i 18 mesi e i 3 anni vivono un processo di individualizzazione. Hanno già scoperto di essere “altro” dalla mamma, con cui prima sentivano fusione. Ora si riconoscono allo specchio, comprendono di avere pensieri e desideri propri, insomma una individuale volontà e vogliono fare da soli, scontrandosi con il nostro essere sempre di corsa, con le nostre regole e paletti, con tutto ciò che noi desideriamo essi facciano e con la frustrazione che il non riuscire a fare ciò che loro desiderano può comportare.

Noi adulti, talvolta, presi dal vivere quotidiano, pensiamo a loro come a dei MIni-noi. Chiediamo loro di essere responsabili, collaborativi, di comprendere le situazioni, di sostenere i nostri ritmi. Ci dimentichiamo che, invece, sono solo dei bambini, che stanno lentamente sviluppando le loro capacità cognitive.  Una per tutte: la cognizione del tempo sarà completamente formata solo intorno ai 7/8 anni. Prima, parole come ” ieri o domani”, “nel pomeriggio”, “aspetta un attimo” sono, per loro, parole vuote.

Primo suggerimento: Elenchiamo le azioni che ci saranno prima di ciò che chiedono di fare. La sequenza delle azioni quotidiane sono comprese. Ad esempio: “Mangiamo la pastasciutta, fai una nanna breve e andiamo a giocare al parco”
Non è sempre facile essere bambini. Loro hanno bisogno di lentezza, stabilità e serenità. La routine è molto importante per la loro tranquillità.

Ogni volta che spezziamo le loro abitudini, alcuni bambini, rimangono disorientati. Altri, riescono ad adattarsi, sviluppando flessibilità. Ma è molto difficile per loro.

I terribili 2 sono la fase dei No e degli IO.  E’ la fase dei capricci, delle opposizioni e dei repentini cambiamenti di umore.

Coi  “NO” , i “MIO” ed “IO“, che cominciano ad uscire dalle loro bocche ripetutamente, i bambini cercano di sperimentare la loro libertà e di affermare la loro personalità. Le loro obiezioni sono un desiderio di autonomia. Desiderano sentirsi capaci. Questo desiderio sano e lecito, spesso, al contrario di quando avevano imparato a camminare, cadendo mille volte e rialzandosi senza scoraggiarsi, li mette di fronte, anche al fatto che non possiedono tutte le abilità per fare tutto ciò che vorrebbero e questo li rende irritabili e frustrati.  Altre volte fanno un passo indietro e riescono a chiedere aiuto. Sono avvantaggiati in questo i bambini con un precoce sviluppo del linguaggio. Il loro umore risulterà ballerino. Possono sentire felicità e in un attimo dopo essere disperati e in lacrime.

Secondo suggerimento: Anziché sostituirsi a loro per realizzare ciò che desiderano fare, i genitori possono dire frasi tipo: “Guarda, io riesco a farlo così. Potrebbero anche esserci altri modi”. In questo modo gli si mostra un’ azione fattibile, senza limitare la loro naturale abilità creativa e di inventiva.

Gli atteggiamenti oppositivi non sono una sfida. Questa è solo la nostra interpretazione. Sono, in realtà, i loro tentativi di sentire il diritto di di esistere indipendentemente da mamma e papà. Urlare non serve. Potrebbero solo sentirsi umiliati. Punire tanto meno.

Terzo suggerimento: Diamogli la possibilità di scegliere fra due o più alternative per noi accettabili. In questo modo sentiranno di salvaguardare la loro libertà di scelta. Per esempio: “Preferisci mettere la giacca rossa o il pile blu?”, “E’ ora di andare a nanna: ti porto in cameretta in braccio o vieni da solo/a?” “Metti le scarpe da solo o ti porto in macchina in braccio e te le metto lì?”

 

Questa è l’età in cui i bambini desiderano avventurarsi nel mondo circostante, ma ne hanno anche paura. E possono provare ansia. Hanno bisogno di sostegno, rassicurazione e fiducia per affrontare i loro timori e per superarli.

I terribili 2 sono, dunque, una vera palestra per i bambini, in cui si ritrovano ad allenare la capacità di gestire nuove emozioni. E’ compito dei genitori accoglierle con un atteggiamento empatico, accettandole. L’empatia è il segreto per gestire i capricci dei bambini. Farlo sentire compreso il primo passo. Contenerlo con un abbraccio, a volte, la risoluzione. Rabbia, tristezza, delusione, paure sono emozioni da non nascondere, rinnegare o soffocare. Quello che si può fare è offrire strategie e soluzioni “socialmente accettabili” per esprimerle, attraversarle e metabolizzarle. Soluzioni diverse dalle urla, dai morsi e calci, dal lanciare gli oggetti, dai pianti angosciosi, dai moti di ribellione o dalle rispostacce. E occorre calma, anche quando ci si ritrova in un luogo pubblico e non nelle mura protette di casa.

Occorre sapere quali sono i nostri bisogni, come ad esempio quello di garantire che stiano in sicurezza, o che non siano di pericolo per gli altri bambini e comunicare i nostri no, i nostri paletti con parole ferme, autorevoli, ma calme, non urlate, motivando il limite che non vogliamo che superino. (Parlerò di come comunicare in famiglia in un prossimo articolo).

Occorre saper mediare fra le esigenze di noi adulti e le loro, fra le nostre tempistiche e le loro. In questo modo i loro atteggiamenti oppositivi diminuiranno. E piano piano servirà anche mostrare come le loro reazioni abbiano degli effetti sugli altri e sulle cose. Si può adeguare la casa, o almeno la loro cameretta a loro misura, in modo che abbiano a portata di “mano” ciò che possono desiderare per sentirsi autonomi, senza sperimentare un senso di inadeguatezza. Si possono coinvolgere in attività che sappiamo essere in grado di svolgere. Proveranno soddisfazione.

Spesso, i capricci a volte altro non sono che, una semplice richiesta d’attenzioni.  I bambini possono sentirsi annoiati e sentono il bisogno di essere coinvolti. Oppure possono essere stanchi o avere un malessere fisico che non riescono ad esprimere.

Quarto suggerimento: noi adulti abbiamo un razionale forte, i bambini, invece, vivono completamente nella sfera emotiva. Fermiamoci ad ascoltare le emozioni che stanno provando, il malessere che stanno esprimendo e parliamo loro in modo empatico per cercare di comprendere cosa stanno vivendo in quel momento e quale sia il bisogno disatteso.

 

Non sempre è facile. Ma non è affatto impossibile affrontare i terribili 2. Ascolto attivo, saper comunicare le regole con una “comunicazione non violenta” e pronunciare le giuste parole sono le abilità di cui i genitori si possono equipaggiare per attraversare gli anni della crescita. E permetteranno di arrivare all’adolescenza avendo sviluppato un’ottima intimità emotiva coi figli, condizione indispensabile per affrontare questa, ancor più delicata, età.