La relazione di coppia è quel luogo in cui, più che in ogni altro, ciò che abbiamo vissuto da bambini, nelle nostre famiglie d’origine, riemerge, talvolta nostro malgrado.

Quando entriamo in una relazione ci entriamo con tutto il nostro bagaglio di esperienze passate, con tutte le credenze e le convinzioni che abbiamo nel tempo assimilato, coi nostri bisogni emotivi, le nostre fragilità e le nostre paure.

Al principio dell’incontro accade molto spesso che ciascuno mostri all’altro la migliore versione di sé. Viene spontaneo porre l’attenzione sulle affinità, sugli aspetti che si hanno in comune, sui desideri che si possono condividere, sui valori che ci accomunano e sui bisogni similari.

Piano piano, poi, la conoscenza si approfondisce, si scoprono e si conoscono le reciproche individualità.

E’ a questo punto che, con un atteggiamento di scoperta e di accoglienza e comprensione del mondo dell’altro, è possibile creare radici profonde che si possano intrecciare, al fine di vivere una relazione salda e appagante, in cui, mentre ogni partner lascia spazio all’altro per realizzarsi, si materializza un progetto di vita in cui quel NOI costituito si sente il protagonista della storia.

Infine può arrivare la routine quotidiana, a volte un po’ più noiosa; possono delinearsi piccole e grandi difficoltà, la stanchezza, le frustrazioni, le insoddisfazioni dovute alle possibili aspettative disattese.

Ci passiamo un po’ tutti, ad un certo punto. E quando ci sentiamo così fragili, ecco che può innescarsi il conflitto. Improvvisamente possiamo avere l’impressione che il partner ci colpisca là dove ci sentiamo più vulnerabili. Quanti si ritrovano a pensare: Possibile che finisco sempre per vivere la stessa storia? Ed è proprio ciò che sembra succedere. A volte si passa persino di relazione in relazione e si rimprovera al nuovo partner le stesse cose che rimproveravamo al precedente e ci sembra di vivere sempre lo stesso copione, lo stesso patimento.

Perché succede questo?

C’è una parte di noi, nel nostro intimo, che vive nell’atmosfera emotiva della nostra infanzia. Il bambino, o la bambina, che siamo stati, che continua ad abitare dentro di noi, è possibile abbia dei vissuti di sofferenza. Può essersi sentito, in alcune situazioni, non ascoltato, non visto, non valorizzato, non riconosciuto e trascurato, rifiutato o umiliato… È possibile che abbia vissuto dei sentimenti di dolore mai superati o metabolizzati, che ancora sono lì sospesi.

Questi irrisolti, sono lì a guidare l’adulto che quel bambino o quella bambina sono diventati, facendolo reagire ogni qual volta la corda connessa con quella sua particolare ferita viene toccata. E’ come se facessero da filtro. Attraverso di esso noi, ancora oggi, senza rendercene conto, interpretiamo ciò che udiamo, ascoltiamo, vediamo e percepiamo, e, alla luce di questa interpretazione,  reagiamo.

Allora nei litigi col nostro partner potremmo accorgerci che il vero  problema non è tanto la situazione concreta in sé che è andata creandosi e che ha messo in disaccordo, o com’è lui o lei, ma la tal cosa detta o non detta, fatta o non fatta che ci riporta, in un nanosecondo, alla nostra infanzia, a quella ferita che ancora non è rimarginata, che, anzi, ha urgenza di essere riparata.

“Che ci piaccia o no dunquedice Missildine, neuropsichiatra statunitense – noi siamo sia il bambino che eravamo e che vive nell’ atmosfera emotiva del passato e che spesso interviene nel presente, sia l’adulto che siamo diventati, che invece tenta di andare oltre il passato che è stato, per costruire il suo futuro. Solo andando a guarire certe lontane ferite, andando ad accogliere il suo vissuto, potremo davvero chetare quel bambino.

Se il bambino che siamo stati vive sempre dentro di noi, quando si inizia una relazione, la si inizia dunque sempre in quattro. I due adulti e i due rispettivi ex-bambini. Il reagire di uno dei due quando una parola, un atteggiamento o un comportamento del partner rievoca, senza averne consapevolezza, un’antica ferita, può innescare una dinamica tale da rievocare un’antica ferita nell’altro, che a sua volta reagisce.

Se i due partner sceglieranno di diventarne consapevoli, se sapranno vedere, al di là delle reciproche reazioni, le ferite e i bisogni emotivi che spingono a reagire, allora sapranno anche trovare le parole adeguate per accogliere quei bambini interiori, ascoltarli, rassicurarli, aiutandoli a trasformare il loro sentito di sofferenza. Il conflitto sarà superato e le divergenze affrontate ad un altro livello.

Solo una relazione basata su fiducia, accoglienza, rispetto e amore può veramente condurti a guarire dalle ferite del tuo passato” (Claudia Rainville)